Teatro

Dopo 'Generazione disagio' arriva 'M.E.D.E.A. Big Oil'

Dopo 'Generazione disagio' arriva 'M.E.D.E.A. Big Oil'

Arrivano in questi giorni al Teatro Nobelperlapace, in chiusura di cartellone, lo spettacolo vincitore del recente Playfestival 1.0, "Generazione Disagio - Dopodichè stasera mi butto", e poi "M.E.D.E.A. Big Oil" di Collettivo InternoEnki pièce dedicata al delicato tema dello sfruttamento petrolifero in Basilicata.

Inizialmente previsto “Il pipistrello”, da Pirandello, per la regia di Alberto Gozzi, il 19 aprile (ore 18:00) sarà invece “M.E.D.E.A. Big Oil” del Collettivo InternoEnki ad arrivare al Teatro Nobelperlapace di San Demetrio ne’ Vestini (AQ) in chiusura del cartellone (vedi QUI) predisposto da Arti e Spettacolo.

Scritto e diretto da Terry Paternoster (che lo interpreta anche, insieme agli altri 8 attori del Collettivo da lei fondato), “M.E.D.E.A. Big Oil” è definita nelle note di presentazione un’”Opera teatrale in chiave buffonesca, concepita per l’esecuzione ritmica corale, divisa in 7 deliri e 21 quadri”. E si colloca tra antropologia, denuncia civile e riscrittura.

Racconta il dramma della Basilicata di oggi (derivata da una società popolana senza strumenti politici, cognitivi e ideologici per contrapporsi ad una colonizzazione quasi aberrante e totalitaria) devastata dalle trivellazioni petrolifere, giocando con gli archetipi del mito. Sia quello greco, rievocato dal titolo, sia quello locale, incarnato dalla Madonna Nera, venerata sul Monte Sacro di Viggiano, ai piedi del Centro Oli della Val d'Agri, zona d’Italia col più alto incremento tumorale.

I molti riferimenti simbolici attingono all’immaginario religioso e folclorico. Canti di prefiche (sebbene oggi con una mimica del cordoglio asciugata dalle esasperazioni raccontate da De Martino), litanie ed oggetti come le chiavi contro il malocchio, tradizionali conserve in barattolo portate al parossismo, accessori simbolici come le scarpe,  detti, suppliche e chiacchiere di paese si fondono per raccontare uno dei più bizzarri e drammatici ossimori d’Italia: l'incredibile povertà (assoluta mancanza di prospettive, emigrazione forzata e pratica del servaggio con compiacenza nei confronti dei “creatori del consenso”) della regione che possiede il più grande giacimento di petrolio su terraferma d'Europa e da cui si estrae l’80% del petrolio nazionale.

La pièce, con la contaminazione di una miriade di formule stilistiche (in primis allegoria, parodia e farsa),  rielabora il mito di Medea secondo una trasposizione dichiaratamente anti-canonica che colloca la vicenda nella Basilicata petrolizzata e pone in parallelo Medea che assassina i propri figli in risposta al tradimento di Giasone, con la Madre Terra che avvelena i propri figli perché violata dall’uomo. L’eroina barbara diventa una donna lucana disattesa nelle promesse di Big Oil-Giasone, ruolo-simbolo di quel delicato giocoforza di potere affidato a una compagnia petrolifera, sullo sfondo del dissesto ambientale della Val d’Agri. Medea è metafora di una chiusura mentale che la fa vittima e carnefice insieme. A riverberare la sua stoltezza, il mormorio di un popolo-branco, un Coro obbediente, che "è voce interna della paura, è voce del cittadino lucano incapace di elaborare, al contempo, una coscienza di classe e una classe di coscienza da contrapporre al potere di una Multinazionale che oltraggia e prostra la sua terra." Buffoni-coreuti, si muovono in Branco, aggrovigliati l’uno all’altro in un unico corpo.

M.E.D.E.A. Big Oil” è il risultato di una ricerca sul campo: interviste a cittadini e politici lucani tra 2011 e 2012 ed informazioni riservatissime che la comunità ha messo a disposizione del progetto. La documentazione sulla crisi geo-politica lucana è stata raccolta dal Collettivo InternoEnki che vuole "riuscire a portare fuori dalle mura regionali un argomento e una realtà di palese interesse nazionale".

M.E.D.E.A. è anche l’acronimo del Master in Management dell'Economia dell'Energia e dell'Ambiente, organizzato e gestito dalla Scuola Enrico Mattei, promosso dall'Eni nota azienda che in Lucania estrae quel petrolio che è causa conclarata del dissesto ambientale.

Lo spettacolo ha ricevuto il riconoscimento nazionale “Premio Scenario per Ustica” 2013.

Nel frattempo, domenica 12 (ore 18:00), sono attesi i protagonisti di “Generazione Disagio – Dopodichè stasera mi butto” (diretta da Riccardo Pippa), freschi vincitori della prima edizione del Playfestival 1.0 di Roma, dedicato agli artisti under 40, che si è concluso a fine marzo. Il premio si aggiunge al ricco palmarés che già comprende la vincita del Teatro Off 2015, il Record di incassi e presenze di pubblico al Torino Fringe Festival 2014, la vittoria al concorso "Giovani Realtà del Teatro" 2013, una Menzione speciale della giuria al premio "Scintille" 2013 di Asti teatro 35 ed un’altra Menzione speciale della giuria al premio nazionale "Intransito" – teatro Akropolis 2013.

Generazione Disagio – Dopodichè stasera mi butto”, commedia nata da una drammaturgia collettiva, è una sorta di gioco dell’oca sulle tematiche del disagio generazionale. Crisi e voglia di cambiamento, prove e imprevisti vengono rigettati su un attore, una sorta di giocatore-pedina, e lo faranno avanzare o indietreggiare i personaggi su un tabellone, anche grazie all'aiuto del pubblico dal vivo.